Vito Laselva nasce a Bari nel 1967. Frequenta l’Accademia di Belle Arti della sua città, conseguendo il diploma in Scenografia nel 1990.
Il suo talento ottiene un primo importante riconoscimento pubblico nel 1996, quando le opere di Laselva vengono selezionate ed esposte alla “Biennale dell’arte – Immagini Giovani” organizzata dal comune di Vigonza (PD).
Dal 2000 inizia a collaborare con la galleria “L’Immagine” di Bari, realizzando mostre personali e partecipando a mostre collettive insieme ad importanti nomi della pittura italiana contemporanea.
Nel 2006 Laselva espone a Parigi, presso la Mairie du 13ème Arrondissement, nell’ambito della manifestazione culturale “La Semaine Italienne”.
Vito Laselva svolge la sua attività di pittore nel suo laboratorio dedicandosi anche al restauro e alla lavorazione artigianale del legno.
"[...] Le opere recenti di Vito Laselva sono la naturale evoluzione di un discorso dove la luce, frantumandosi in colori, continua a rimanere nella tensione del confronto con il 'nero', che ha perso una parte della sua capacità 'd'attesa'. Ora è l'immobilità carica di inquietudine delle figure ad affascinare l'osservatore, inquietudine pur sempre vitale, dove la ragione rinuncia a capire, affidando la ricerca dei motivi dell'essere all'atto profondamente creativo della 'regressione' artistica. Ma sarà mai luce totale? No, perchè è il tormento la poesia delle cose."
NICOLA PARTIPILO, aprile 2000
Nicola Partipilo, Catalogo della mostra "Vuoti di memoria"
"Il legno è la materia nobile e antica, pregna di memoria, da cui riaffiorano le figure di Laselva [...] E tutte quante queste figure sono benissimo disegnate, corporali, fisicamente contratte, insomma come prigioniere nel riquadro delle cornici d'un colore appena più chiaro del fondo scuro da cui vengono fuori, aggallano, per magia di pittura. E qui fa certamente da padrona la mano ferma, duttile, capricciosa di un diesgnatore di razza, se non, addirittura, quella di un consumato scultore e subito, allora, a questa vista, queste stesse figure, senza tema di abbagli, ricordano I prigioni michelangioleschi".
GIORGIO SAPONARO, febbraio 1997
"Nero d'attesa propone un percorso esistenziale sul solco di una tradizione figurativa alta: le immagini, in prevalenza lividi nudi dall'incarnato marmoreo sospesi nell'intensità del nero assoluto, si stagliano in un'attesa metafisica intrisa di arcaismi e rovelli interiori [...]"
ANTONELLA MARINO, aprile/maggio 1997
"Il nero che circonda il perimetro delle figure umane ritratte da Laselva, attraversate da venature marmoree che sembrano riassumere la millenaria storia dell'uomo, diventa metro di misura di un rinnovato viaggio dell'anima. In queste tavole alberga un estremo silenzio che diviene rifugio per lo spirito. L'omogeneità del nero di Laselva non indica alcun arcano sconcertante; l'intensità materica, perché tangibile, del colore è il luogo dove il viaggiatore può trovare asilo, ponendosi al riparo dall'incalzante peso del moderno, con la sua forza annientatrice del pensiero e il suo vigore anestetizzante delle sensibilità".
ANTONIO DI GIACOMO, febbraio 1997